Categories: ARGOMENTI

by Concetta Russo

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Il genere può essere definito come una “credenza incarnata”: se è vero che il termine indica una costruzione socio-culturale, è anche da ricordare che questa parte dai corpi sessuati, di cui interpreta elementi in maniera differente in tempi e luoghi diversi, e impatta sui corpi, provvedendo norme comportamentali a cui le corporeità si devono adattare per assolvere al proprio “ruolo” di genere.

Divenire il proprio genere è quindi un processo che si dispiega lungo tutto il corso della vita e che coinvolge la totalità psico-fisica ed emozionale della persona, includendo anche la “forma” che i corpi dovrebbero avere – più o meno esile o muscolosa, ad esempio – il modo in cui ci si muove, la distanza interpersonale che si tiene nei diversi contesti relazionali, le attività corporee e le azioni che si svolgono – o che non si svolgono – e molto altro.

Le concezioni riguardo al genere presenti nelle varie culture e società predeterminano cosa dunque sia “proprio” per ogni genere anche dal punto di vista della forma corporea e della motricità, indirizzando le persone a confermare questo assunto a partire dai movimenti più banali e quotidiani – ad esempio, come si sta seduti, se ci si legittimi a occupare spazio o meno – passando per le pratiche ginniche, sportive e coreutiche che si possono o non possono fare, fino ad arrivare alla possibilità o meno di difendersi corporalmente da dinamiche di violenza.

Quando si ritiene, ad esempio, che un corpo muscoloso non sia “femminile”, o che alcuni sport o pratiche artistiche siano “proprie” per un genere o per un altro – ad esempio, il calcio per i maschi, la danza per le femmine – ci si sta basando non tanto su dati scientifici riguardo le corporeità, quanto sulle credenze di genere e sul valore sociale che quella specifica attività riveste.

Queste credenze vengono letteralmente incarnate nei corpi, che così confermeranno o, al contrario, smentiranno la validità delle norme di genere previste in uno specifico contesto.

Dare la possibilità alle giovani persone di sperimentare diverse possibilità psico-motorie rispetto a quelle previste da rigide norme di genere risponde non solo ad una questione di giustizia sociale, ma anche alla necessità di consentire uno sviluppo completo della persona: la scuola può contribuire in grande misura a questa finalità.

La rassegna di contributi di vario tipo (videolezioni, articoli, proposte di lettura) che seguono in questa pagina è dedicata a questo tema.